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Marta Moncalvo
Volontaria e soccorritrice alla Croce Rossa Italiana comitato di Tortona (AL)
Marta Moncalvo condivide con noi le sue esperienze da soccorritrice in situazioni dove la donna è stata vittima di violenze fisiche e/o verbali nella cittadella di Tortona.
Per essere più precisi Marta Moncalvo lavora nel settore emergenza sanitaria 118 e trasporto in fermi (barelliere, abilitazione allegato 118 e abilitazione DAE) e troverete qui sotto quello che ha da raccontarci.
Buongiorno Sign.ra Moncalvo e grazie per la sua disponibilità nell'aver accettato di collaborare a questo progetto universitario sulla violenza contro le donne.
Inizierei chiedendole in media quanto spesso siete chiamati per intervenire in una situazione di violenza sulle donne.
M. Moncalvo
Buongiorno e grazie a lei per permettermi di condividere le mie esperienze professionali.
Nel nostro caso, nella città di Tortona, le chiamate in centrale riguardo le violenze sulle donne capitano almeno 3 o 4 volte al mese, con un particolare aumento nei cambi di stagione senza pero' avere una motivazione annessa.
E di queste violenze quali sono i casi più comuni? Violenze subite dal partner, ex partner o altri uomini, ad esempio fratelli, amici, famigliari...?
M. Moncalvo
I casi di cui mi è capitato occuparmi sono sempre stati coppie, o moglie e marito o compagna e compagno che convivono. Di questi spesso con figli che assistono non solo alle maltrattamento subito in casa ma anche al nostro intervento insieme a quello degli ufficiali.
Le chiamate che ricevete sono sempre effettuate direttamente dalle donne in questione o da intermediari? Ed una volta arrivati nel luogo del reato come procedete per salvaguardare la vittima?
M. Moncalvo
Direi che ci capitano le due versioni con la stessa percentuale, quindi sia chiamate che vengono direttamente dalla vittima in cerca di aiuto, sia chiamate dei vicini che si preoccupano per la donna dopo aver sentito grida od urla.
Quando interveniamo non siamo mai soli, ci sono sempre gli ufficiali che si presentano per primi in caso di situazioni più pericolose per salvaguardare la vittima. La prima cosa che facciamo è tenere al sicuro la vittima in caso l'uomo si alteri a causa della nostra presenza e da li procediamo con un controllo generale sulla vittima per stabilire se necessario portarla al pronto soccorso o meno. Una volta controllata passiamo all'uomo il cui lo sottoponiamo ad un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) per stabilire sopratutto la sua sanità mentale. Nel caso quest'ultimo rifiuti il trattamento sono gli ufficiali ad intervenire e noi a questo punto non possiamo fare altro che occuparci unicamente della donna.
Che lei sappia, come si comportano queste donne dopo queste violenze? Dato il vostro intervento e la vostra presenza osano a denunciare ufficialmente il marito o compagno, cercano comunque di liberarsi da quest'incubo oppure continuano ad accettare la loro situazione in silenzio?
M. Moncalvo
Spesso ci sono capitati casi in cui la donna non voleva farsi controllare da un medico professionista appunto perché non voleva denunciare il marito o compagno per evitargli il carcere nel caso avesse già la fedina sporca e spesso queste stesse donne sono straniere. Ma è comunque tutto molto soggettivo, dipende dalla situazione economica e psicologica della vittima.